La letteratura non è solo un’esperienza intellettuale, ma un viaggio che trasforma chi legge, un cammino che forma mente e cuore. È questo, in sintesi, il messaggio emerso ieri all’incontro che si è tenuto all’Istituto Euromediterraneo di Tempio, dove Diego Mattei, gesuita, docente di letteratura e scrittore de La Civiltà Cattolica, ha affascinato i presenti con una riflessione sulla forza delle parole. Mattei ha spiegato come i libri possano far scoprire se stessi e aprire un dialogo tra culture e tempi diversi. L’incontro, pensato principalmente per gli insegnanti di religione e introdotto dal direttore dell’Istituto Euromediterraneo, don Giorgio Diana, e dalla direttrice dell’Ufficio scuola, Maria Pina Scriccia, era aperto a tutti.
Mattei, nel corso del suo intervento, ha citato più volte la lettera di Papa Francesco del 17 luglio scorso, che evidenziava il valore della lettura come un’esperienza che non dovrebbe mai essere imposta: “Leggiamo libri che parleranno alla nostra vita e che diventeranno dei veri compagni di viaggio. Non c’è niente di più controproducente che leggere qualcosa per obbligo, facendo uno sforzo considerevole solo perché altri hanno detto che essi sarebbero importanti.” Mattei ha poi aggiunto con ironia: “Speriamo che questa frase non arrivi nelle mani dei ragazzi più grandi a utilizzarla come scusa con i loro insegnanti di italiano.”
Il gesuita ha messo in evidenza come la letteratura possa essere un “ponte indispensabile per dialogare con la cultura del proprio tempo”, capace di ampliare l’orizzonte della formazione individuale per abbracciare una dimensione sociale. Ha ricordato l’esperienza del gesuita Matteo Ricci in Cina, un esempio di come la cultura possa creare ponti tra mondi lontani.
“Leggere le grandi opere della letteratura,” ha continuato Mattei, “permette di vivere esperienze che altrimenti non potremmo mai conoscere direttamente, diventando migliaia di uomini e donne pur rimanendo noi stessi.” Ha citato Marcel Proust, secondo cui la lettura è capace di scatenare in noi emozioni che nella vita reale richiederebbero anni per essere vissute.
Durante il dibattito, il pubblico ha mostrato grande interesse e curiosità. Una docente ha chiesto a Mattei se gli capitasse di rileggere lo stesso libro. Lui ha risposto con un sorriso: “Raramente, perché ho sempre sete di novità.” Qualcun altro ha chiesto a Mattei se ritenesse importante finire un libro anche quando non riesce a coinvolgere. Mattei ha risposto spiegando che per lui l’ordine è un principio fondamentale: “Di solito preferisco concludere un libro. È un po’ un mio criterio. A volte, le pagine finali possono riservare sorprese inaspettate, che cambiano il senso di tutto.” Alla domanda su quali libri consigliare, Mattei ha risposto che è importante conoscere gli interessi del lettore, poiché ogni percorso è unico.
Dopo aver risposto alle domande, Mattei ha dedicato l’ultima parte del suo intervento all’approfondimento dell’opera di Marilynne Robinson, illustrando il ciclo di romanzi dedicati al personaggio di Jack. Il gesuita ha evidenziato la capacità della Robinson di esplorare le vicende umane attraverso uno stile sobrio e riflessivo. Ha sottolineato come la scrittrice, pur affrontando tematiche religiose, riesca a rendere le sue narrazioni accessibili a un pubblico ampio. Diego Mattei ha concluso l’incontro esortando i partecipanti a considerare la letteratura non solo come un’esperienza intellettuale, ma come una via per entrare in dialogo con se stessi e con gli altri.