Mar. Apr 22nd, 2025

Confraternite: “Siete membra vive della realtà diocesana “

Tempio – Nel giorno della festa dell’Annunciazione del Signore le confraternite della diocesi sono state convocate, nella cappella del seminario, dal cappellano don Roberto Aversano per una Via Crucis, presieduta dal vescovo Mons. Roberto Fornaciari.

“Siete membra attive della realtà diocesana” – ha salutato don Aversano – incontrarci in questo tempo liturgico vuole significare ancor più la vostra appartenenza alla Chiesa e far crescere la consapevolezza che le confraternite custodiscono una tradizione di riti che i padri ci hanno tramandato e che noi dobbiamo far rivivere nel nostro tempo con la loro fede.”

Un raduno importante, cui si vorrebbe dare continuità nel tempo, per inserire il servizio, che si rende nelle singole comunità, in una dimensione comunionale ed ecclesiale più viva e cosciente. 

Erano presenti rappresentanti di sette realtà. Assenti, per i più svariati motivi, confraternite pur ben vive ed attive. Il vescovo, nella sua riflessione, si è soffermato sulle letture della festa liturgica, quando Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù al Tempio. Perché presentarlo al Tempio? Era il centro, il cuore della religione ebraica. Mons. Fornaciari ha ben evidenziato che Gesù inizia la sua vicenda umana in un ambiente modesto. Lì continuerà per molti anni, una vita in tutto uguale a quella dei suoi compaesani. “Noi conosciamo solo una serie di episodi relativi all’ultimo periodo della sua vita, pochissime cose concernenti la sua nascita, praticamente nulla per tutto il resto, la sua esistenza di ebreo di duemila anni fa, per circa trent’anni, cresciuto come ogni ragazzo del suo popolo. Eppure di questo uomo apparentemente qualunque, presentato al tempio di Gerusalemme all’età di quaranta giorni, ancora oggi parliamo perché la sua vicenda finirà in modo particolare e non come tante altre vicende qualunque. E ciò avvenne non solo perché diventò un profeta, un uomo di Dio e nemmeno solo perché morì su una croce tra due ladroni. La sua non è stata una morte degna di menzione, fu condannato a morte come un malfattore, come una persona di cui la gente vorrebbe presto dimenticarsi. Invece non ci si è dimenticati di Lui ancora oggi dopo duemila anni. Questo è un destino che capita a pochissimi uomini e a Gesù è capitato perché un gruppo di suoi discepoli, noi crediamo illuminati e sospinti dallo Spirito Santo, dopo la sua morte ne ha mantenuta viva la memoria dicendo che la sua vicenda non si era conclusa sulla croce. Parole che hanno come rimotivato le fatiche che le confraternite devono affrontare e da parte del vescovo una sollecitazione a soffermarsi sulla tenerezza vissuta ai piedi della croce che non può toccare il cuore di chi la scena della crocifissione e della deposizione oggi rappresenta nella para-liturgia. Sotto la croce Maria e Giovanni, unico discepolo, protagonisti di tenerezza: Maria verso il figlio Gesù, Gesù verso Maria e verso Giovanni, ma è una scena per noi oggi, soprattutto uno sprone ai confratelli per educarsi anche alla contemplazione, restando come Maria e Giovanni, restando in silenzio sotto la croce.

Per la festa dell’Annunciazione il vescovo non poteva non soffermarsi sulla vocazione di Maria? Che la parola di Dio si compia attraverso di lei. Ricordatevi che questa è anche la vostra vocazione di ogni cristiano, se noi diciamo che la nostra vita è una vocazione, vogliamo dire che la nostra vita  è realizzare la parola di Dio che ci chiama. Mi viene chiesto, è il senso della vita, di incarnare la parola di Dio con i temperamenti, i caratteri vostri, con la vostra storia, con i vostri sogni, con le situazioni concrete in cui vi trovate: in tutti i modi, lì dove siete, dove incarnare la parola di Dio in modo creativo e originale. E poi una sottolineatura importante. Parole che ai confratelli tracciano una strada da percorrere. Innanzi tutto il vescovo ha ricordato che la Via Crucis è una preparazione al sacramento della riconciliazione e che non si può trascurare l’esame di coscienza e la confessione. Ma c’è anche un lavoro di formazione da assumersi: tutte le confraternite devono meditare il Direttorio della pietà popolare datato 2002, della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Alla fine è stato un momento conviviale fra i 50 confratelli presenti, occasione per i convenuti anche  di dialogo con il vescovo ed il cappellano.

PIETRO ZANNONI

By G&A

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