Tra i tanti volti che Papa Francesco ha incontrato nel suo pontificato, c’è anche quello della Sardegna, isola antica e fiera, terra di fede profonda e speranza ostinata. Il 22 settembre 2013, il suo viaggio a Cagliari fu molto più di una visita pastorale: fu un abbraccio sincero, un ascolto vero, un momento di grande comunione con un popolo provato.
Davanti al Santuario di Nostra Signora di Bonaria – alla quale disse di essere particolarmente legato – parlò con la voce del cuore e lo sguardo pieno di compassione. Si rivolse ai disoccupati, ai giovani senza prospettive, agli anziani dimenticati, alle famiglie in difficoltà. Disse parole forti, vere, che scossero e consolarono: “Il lavoro è dignità! Non lasciatevi rubare la speranza!” . E quelle parole, dette con accento argentino ma anima sarda, si sono impresse nei cuori di tanti.
In Sardegna Papa Francesco vide un popolo ferito dalla crisi ma capace di rialzarsi, un popolo che sa pregare e resistere, che conosce la solitudine ma anche la solidarietà. Vide una fede sobria, fatta di processioni lente, mani giunte, canti antichi. Una fede che sa di pane, di silenzio e di vento. E forse si rivide anche un po’ in quella terra aspra e autentica, che non cerca l’apparenza ma custodisce in profondità le sue radici. Nel suo messaggio ai giovani sardi disse: “Non abbiate paura dei vostri sogni” . Parole semplici e rivoluzionarie. Da allora, tanti giovani – credenti o meno – si sono portati dentro quel seme.
Il legame tra Papa Francesco e la Sardegna è rimasto vivo anche dopo. Nei suoi richiami alla giustizia sociale, nella difesa dei poveri, nella richiesta di una Chiesa più vicina al popolo, abbiamo sentito riecheggiare l’anima delle nostre comunità. Ora che è tornato alla Casa del Padre, lo vogliamo ringraziare anche da qui, da questa terra che gli ha voluto bene e che lui ha amato. Lo immaginiamo ora mentre guarda il mare di Bonaria dall’alto, con quello sguardo buono e quel sorriso che sapeva accarezzare.
Grazie, Papa Francesco.
La Sardegna non ti dimentica.
Antonella Sedda