Quando ero bambino ho sempre considerato assurdo che la festa di Pietro si celebrasse con Paolo. Secondo la mia piccola mente, comunque Pietro era Pietro e tutti i santi “grandi” hanno una festa singolare.
D’altronde la nostra guida in terra è il Suo Successore. Poi compresi che il dogma profondo stava nel collegio apostolico e della percezione della Chiesa nascente. Quello è il vero Sinodo: parlarsi apertamente, soppesare con la scrittura di Paolo, essere differenti ma in comunione, obbedire ma dirsi la verità per il bene di tutti. Essere secondi, ma essere ascoltati amorevolmente dal primo.
A chi possiamo dedicare questa bellissima festa se non a Papa Leone, un uomo che quando è nato certamente non faceva parte delle élite che avrebbero formato i ranghi più alti della Chiesa, anche quelli che appaiono semplici e disinteressati, ma Dio lo aveva scelto come Pietro e, direi così, no c’è stato niente da fare. La Sua “valentia” Petrina e la Sua esegesi Paolina, lo fanno successore del Principe, cioè di colui che si è posto accanto alla Pietra di basamento.
Il commento di don Antonio Tamponi